Per un’esperienza di parto positiva

Il parto è un evento intenso e importante per una donna, per il suo bambino e per chiunque le stia vicino.

È una rivoluzione potente e profonda in cui si mettono in gioco tante risorse personali, emotive, fisiche, esperienziali e molto altro.
Affinché la nascita sia positiva è necessaria (come in tutto nella vita) una buona dose di fortuna.
Ma, non è l’unico ingrediente della ricetta! Può sembrare sciocco, ma la nascita non dipende solo dal caso, dal destino, dalla fortuna, da cosa capita quel giorno o dalla congiunzione astrale di quel momento.
Esiste infatti la possibilità di prepararsi e predisporre tutta una serie di elementi che possono aiutare e facilitare l’esperienza.

  • Scegliere il luogo
    Il luogo della nascita è un elemento di fondamentale importanza.
    Ogni donna, previa informazione approfondita (e non per sentito dire o leggendo sui forum e nemmeno per vicinanza geografica!) deve poter scegliere la soluzione in cui pensa di poter avere il parto che desidera.
    Ospedale? Casa maternità? Casa propria? Le possibilità sono varie e per tutti i gusti!
    A parità di sicurezza ogni luogo citato ha dei pro e dei contro e può proporre alcune soluzioni mentre non ne contempla altre.
    Importante è ricordare che il luogo che si sceglie deve garantire libertà, contenimento, attenzione ai bisogni, rispetto e cura (inteso come “prendersi cura”). Il parto infatti per le implicazioni ormonali e biologiche da cui è caratterizzato è un evento molto simile al fare l’amore. Esatto, avete capito bene: FARE L’AMORE! E sapete perché?
    1. perché gli ormoni coinvolti sono esattamente gli stessi (ossitocina, endorfine, catecolamine..).
    2. perché come per fare l’amore, anche nella nascita è necessario abbandonarsi alle sensazioni corporee e “disconnettere” la parte razionale della mente. 3. perché tanto la sessualità quanto il parto hanno bisogno di calore, accoglienza, libertà e non giudizio. E purtroppo in assenza di questi requisiti il rischio è che gli ormoni non riescano a “lavorare” come dovrebbero, a discapito dell’esperienza percepita.
    Pertanto ogni luogo che ospita la nascita dovrebbe essere per prima cosa INTIMO.
    E al contempo TRANQUILLO, ACCOGLIENTE, NON GIUDICANTE, NON DISTURBANTE e così via!
    Consiglio per tutte le donne: informatevi bene, guardate quali sono le possibilità esistenti e scegliete il luogo che vi sembra possieda queste caratteristiche!
  • Scegliere le persone
    Per un buon parto è fondamentale che la donna abbia accanto chi desidera, chi la fa sentire sicura, chi la fa sentire a suo agio.
    La funzione ormonale non è influenzata solo dal luogo, ma allo stesso modo dalle persone presenti.
    Ritornando al concetto di prima: sarebbe possibile fare l’amore con luci puntate e occhi che fissano, persone che entrano ed escono dalla stanza, mani guantate che sistemano sul corpo sonde e fili?
    La risposta credo sia NO! La nascita allo stesso modo è resa più difficile se vigono queste condizioni di disturbo e di poca privacy.
    Servono di contro cura, riservatezza, rispetto. Mariti/compagni, sorelle, amiche, ostetriche di fiducia, ostetriche ospedaliere: chiunque sia presente ha il dovere di muoversi in punta di piedi e con estrema delicatezza, custodendo e proteggendo quel che sta avvenendo, curando l’ambiente (spegnere luci, chiudere porte, limitare le interferenze ecc..), aiutando la madre nella gestione della contrazioni con massaggi, impacchi, sostegno fisico, coccole, vicinanza affettiva ed emotiva.
    Consiglio numero 2: pretendete ciò!
  • Preparare e prepararsi Preparare il parto significa comprendere le dinamiche che lo influenzano, informarsi in modo completo e approfondito su cosa aiuta e cosa interferisce, capire quali possibilità di nascita esistono, scegliere ciò che si avvicina al proprio modo di essere o che è nelle proprie corde, scrivere un piano del parto su cui mettere nero su bianco le proprie richieste e necessità.
    Prepararsi è invece avere fiducia in sé, scoprire o riscoprire le proprie competenze di donna e le proprie personali risorse, mettersi in comunicazione e in relazione con il proprio bambino, conoscere quali sono le sue competenze in gravidanza e al parto, parlare con il proprio compagno o con chi sarà presente alla nascita circa le proprie volontà e desideri, farsi accompagnare se serve in un percorso che aiuti a superare paure o dubbi.
    A volte esser seguiti da un’ostetrica durante la gravidanza o frequentare un corso preparto sono già ottime possibilità per preparare e prepararsi.
    Consiglio numero 3: non lasciate al caso, chiedete, chiamate, cercate, leggete. E se serve, scegliete una figura di riferimento che vi potenzi, che vi rinforzi, che vi aiuti a trovare fiducia, che vi faccia sentire protagoniste e al centro delle vostro percorso nascita.

E per concludere con una citazione in cui credo molto: “Un parto positivo rivela alla donna la sua forzaIl Parto Positivo

In che modo si può partorire?

Le posizioni del parto

Nell’immaginario collettivo la posizione in cui la donna partorisce è quella ginecologica, detta anche litotomica. Anni e anni di racconti, immagini, libri illustrati, film portano senza dubbio a pensare che la posizione del parto sia quella sdraiata, con le gambe all’aria, le mani ben aggrappate a delle maniglie, il mento sullo sterno e possibilmente il respiro trattenuto.

Niente di più sbagliato!!

La posizione in cui la donna può partorire è sempre e solo quella che preferisce, quella in cui sta più comoda, in cui percepisce meglio il proprio corpo e le sensazioni correlate.

Numerosissimi studi dimostrano che se la donna è lasciata libera di muoversi, di cambiare posizione, di sperimentare e di trovare la modalità a lei adatta, il travaglio è più veloce, più facilmente gestibile e con esiti migliori per lei stessa e per il suo bambino.
Le contrazioni, infatti, con il movimento e i cambi di posizione, possono essere più intense ed efficaci con frequente e considerevole riduzione dei tempi del travaglio, ma al contempo la sensazione associata può essere meno dolorosa.

Inoltre, la donna che si è potuta muovere con libertà e che ha potuto decidere cosa fare, percepisce di aver avuto un ruolo attivo e protagonista, con ottimi esiti anche nella rielaborazione dell’evento nascita.

Dondolii, oscillazioni, movimenti rotatori, piccoli piegamenti, spostamenti dolci e ritmici del corpo, delle gambe, del bacino, del busto sono sempre utili e spesso graditissimi nella gestione delle sensazioni del travaglio.

Allo stesso modo durante il parto, ossia nel cosiddetto periodo espulsivo, la donna deve essere lasciata libera di decidere in che posizione assecondare le spinte e partorire, sotto la guida del suo corpo e delle sue sensazioni.
Non esiste una posizione corretta, non esiste una posizione più efficace: ogni donna, se libera di fare, trova la sua.
Importante è, tuttavia, se la mamma lo richiede, aiutarla e condurla nella scoperta delle varie opzioni possibili.
In piedi, accovacciata, sdraiata su un fianco, a carponi, aggrappata ad un supporto, appoggiata con le mani al muro, abbracciata al compagno, seduta su una palla, in ginocchio, semiseduta… Le possibilità e le varianti di ognuna sono così numerose che ogni donna può inventare e sperimentare!

Ad oggi si sa che l’unica posizione concettualmente errata per travagliare e partorire è quella ginecologica.
I motivi? Sono numerosi!
Per prima, cosa rimanendo a lungo supine il ritorno venoso non è favorito: l’utero con il suo peso può comprimere la vena cava, struttura che porta il sangue dalla periferia del corpo verso il cuore e che passa proprio posteriormente rispetto l’utero. In questo modo, se il flusso non è agevolato nel suo passaggio, l’irrorazione sia della madre, sia del bambino possono risentirne.
Inoltre, la staticità dello stare a letto non aiuta quei movimenti di gambe, busto e bacino importanti per il travaglio.
Va anche considerato che durante il parto avere le gambe all’aria e quindi la mancanza di appoggio sotto ai piedi non favoriscono la capacità di spingere della donna.
La posizione litotomica, come è evidente, non sfrutta la gravità, poiché il canale del parto, a quel modo, non è direzionato verso il basso ma verso l’alto.
Va ricordato che il neonato durante il suo passaggio verso il mondo deve compiere movimenti e rotazioni che gli consentono di adattarsi alla struttura del bacino e avanzare senza ostacoli. Un aiuto che gli si può offrire è quello di sfruttare il potere della gravità, cosa che stando sdraiate con le gambe alzate ovviamente non si verifica.

Importantissima da considerare, è anche la capacità mobile del bacino: seppur se lo si immagini spesso un blocco unico, il bacino è invece una struttura complessa formata da diverse ossa (pube, ileo, ischio) che prende rapporti con altre strutture complesse (osso sacro, coccige, femori) e numerosissime articolazioni.
Durante la gravidanza per effetto degli ormoni, le articolazioni del bacino si fanno ancora più morbide ed elastiche, consentendogli di acquisire ancor più mobilità rispetto la condizione pregravidica.
Al parto, la grandissima abilità di questa meravigliosa struttura è quindi quella di muoversi, spostarsi, aumentare e diminuire i suoi diametri in base alle necessità della madre e del bambino.
Se si costringe la donna a letto o alla staticità, i movimenti e spostamenti delle parti del bacino non si possono verificare efficacemente, che si può tradurre, per dirne alcuni, con un passaggio meno agevole per il feto nel canale osseo, una maggior difficoltà della madre nell’accompagnare la discesa del suo piccolo, un aumento delle tempistiche del travaglio e del parto.

La mamma deve avere la possibilità di sperimentare, decidere, provare, cambiare, ritentare, trovare la sua modalità. E in alcun modo andrebbe ostacolata. 

Il parto è un momento fondamentale e determinante per le vite della donna e del bambino. La nascita è per il piccolo una base per la sua futura affettività, la sua futura capacità sociale e ha altre molteplici implicazioni.
La maternità, seppur per numerose donne inizi molto prima della gravidanza, getta importanti basi e grosse radici al momento del parto.
Lasciare alla donna la libertà di scegliere, la possibilità di ascoltarsi, consentirle di essere, assieme al suo bambino e a chi la accompagna, la protagonista dell’evento nascita, ha benefici a breve e a lungo termine su di lei, sul piccolo e sulla famiglia.

La donna sa partorire.
Il suo corpo può parlarle, può guidarla, può dirle cosa è meglio.
E’ mamma. Puo’ farlo.

 

 


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